Consumo di suolo, una proposta di legge per dire basta
Intervista a Domenico Finiguerra
Non un metro quadrato di più. Per decenni un uso dissennato del suolo nel nostro Paese ha irrimediabilmente distrutto imponenti porzioni di questa risorsa finita, non rinnovabile e pertanto preziosissima. E’ giunta l’ora di dire basta, e fermare il consumo di suolo una volta per tutte. Ne è convinto il Forum Salviamo il Paesaggio, che ha deciso di proporre una Legge Popolare dall’eloquente titolo “Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati”.
Il testo è il frutto di 13 mesi di lavoro da parte di 75 esperti, provenienti da diverse formazioni e realtà. Per comprenderlo al meglio, abbiamo fatto un’interessante chiacchierata con Domenico Finiguerra, co-fondatore del Forum ed ex-Sindaco di Cassinetta di Lugagnano (MI).
Tra incombenze più o meno pressanti e sentite dai cittadini italiani – raccontateci peraltro dai candidati in campagna elettorale – perché il consumo di suolo è un’urgenza vera che non può più essere ignorata dall’agenda politica?
La risposta è in realtà molto connessa a tante delle promesse fatte in campagna elettorale. Gli ultimi dati ISPRA parlano di 4 m² di suolo consumato al secondo: la metà rispetto agli anni del boom, ma comunque una fetta importante di territorio italiano che viene divorata ogni giorno. Questo ha ricadute dal punto di vista della tenuta del nostro martoriato paese che si sgretola. Perché quando parliamo di consumo di suolo parliamo anche di interventi che vanno a compromettere ulteriormente la fragilità del nostro territorio. Parliamo di dissesto idrogeologico, che interessa una grandissima parte dei comuni italiani (circa l’80%). Parliamo di biodiversità, che dovrebbe essere tutelata. Parliamo di cambiamento climatico. Parliamo di conseguenze dal punto di vista prettamente ambientale, geologico, di qualità dell’aria. Parliamo di forte compromissione del paesaggio italiano, tanto decantato da poeti e scrittori antichi e contemporanei, e tutelato peraltro dall’articolo 9 della Costituzione.
Difficile prescindere da questa emergenza ambientale. Eppure c’è dell’altro, intimamente connesso ai temi presentati in campagna elettorale.
A prescindere da tutte queste – già ottime – ragioni di carattere ambientale, in campagna elettorale erano due i temi ricorrenti: le tasse con la flat tax e il reddito di cittadinanza, che andava ad intercettare la fame di posti di lavoro. Ecco, noi siamo convinti che dalla tutela del nostro territorio possano nascere moltissimi posti di lavoro. Come creare, infatti, nuovi occupati in Italia? Costruendo nuovi capannoni che rimangono vuoti? Facendo ancora interventi di speculazione immobiliare? Abbiamo perso centinaia di migliaia di posti di lavoro nell’edilizia. Non a causa di proteste ambientaliste, ma perché il settore è saturo. Eppure abbiamo progetti drogati da questo modello di sviluppo superato, che succhiano energie e risorse pubbliche. Occorre creare, piuttosto, posti di lavoro legati da un lato ai servizi alla persona, dall’altro alla “bellezza”, alla cura e alla tutela del territorio. Come? Valorizzando ciò che abbiamo. Stiamo perdendo sovranità alimentare e, per sfamarci, già attualmente dipendiamo da risorse esterne. Eppure, non abbiamo mai investito veramente sull’agricoltura, nostra vera vocazione accanto al turismo. Fermare il consumo del territorio è un’urgenza reale. Per questo avviamo la nuova proposta di legge. Proposta che in molti in campagna elettorale hanno detto di condividere.
Entriamo nel merito del testo. Quali sono i punti cardine della proposta di legge?
Gli obiettivi sono sostanzialmente tre:
1. Il principale è fermare il consumo di suolo avviando una serie di azioni a cascata che, a partire dalla legge, coinvolgano il livello regionale e comunale. Si tratta di sancire con legge questo obiettivo dello Stato. Di lì, si deve partire con un’attenta ripianificazione.
2. Altro punto è recuperare il patrimonio esistente. La proposta di legge, infatti, assegna allo Stato l’obiettivo di mettere in campo le azioni conseguenti al recupero del patrimonio esistente.
Le risorse oggi indirizzate su progetti infrastrutturali che succhiano molto denaro pubblico devono essere finalizzate, sul piano nazionale, al recupero del patrimonio esistente, alla messa in sicurezza, alla bonifica di aree dismesse. Il Paese è sommerso di bombe ecologiche, ovunque abbiamo aziende chimiche che hanno chiuso lasciando terreni da bonificare. Curiamo il territorio, risaniamo il Paese. Questa sì sarebbe una vera grande opera in grado di creare moltissimi posti di lavoro.
3. C’è poi una terza parte, scritta grazie a Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale. Questa declina la nostra posizione in merito agli articoli 41-42, rispetto a tutti quelli che sono gli edifici abbandonati. La costituzione tutela la proprietà privata fino a che ha una funzione sociale. Con la legge affermiamo un principio: un capannone vuoto, anche nuovo, e abbandonato..un condominio con appartamenti vuoti.. non hanno una funzione sociale. Secondo noi, è ora che il nostro Paese imponga quello che la Costituzione pone come principio fondamentale. Occorre che la proprietà privata sia messa di fronte alle sue responsabilità. Laddove non succeda, lo Stato deve intervenire anche prendendosi ciò che è privato.
Come vi siete mossi per portare la proposta all’attenzione dei politici e quali sono state le risposte?
Abbiamo inviato la proposta a tutti i partiti e ai movimenti politici e da parte di molti abbiamo avuto un buon riscontro in campagna elettorale. Ora siamo pronti a dialogare anche con chi cercherà di formare il nuovo Governo. All’interno del nostro Forum, a parte i partiti della sinistra, anche il Movimento 5 stelle ha avuto modo di poter appoggiare la nostra battaglia. Chissà se Di Maio vorrà proseguire con quel che è stato uno dei modus operandi del Movimento – cioè ascoltare i territori – e ascoltarci sul tema del consumo di suolo, fondamentale per tutti gli italiani, mettendolo al centro dell’agenda di governo.
Quali sono i prossimi passi? Cosa farete se verrà a mancare il dialogo con questi interlocutori?
La nostra proposta di legge è stata concepita per essere di iniziativa popolare. E’ stata validata da costituzionalisti, urbanisti, amministratori locali, tecnici, funzionari, ma è stata sospinta dai movimenti dal basso. Ed è una legge che aspettano in molti, quindi noi partiremo. Procederemo con la raccolta firme. La aspettano i cittadini e le amministrazioni locali, che si sono spesso scontrate con l’assenza di una norma che li aiutasse nel tutelare il territorio, facendo da argine alle pressioni del mondo privato. Dunque, se la politica non dovesse ascoltarci… Ma sono fiducioso, viste le premesse in campagna elettorale. Il nostro Paese è stato il primo a inserire nella costituzione la tutela del paesaggio e dell’ambiente, e confido che che si abbia presto una legge conseguente.
Noi vogliamo avviare una grande campagna nazionale su tutto il territorio. Per questo, stanno partendo molte iniziative di presentazione della proposta di legge. Emblematico che la presentazione della proposta sia avvenuta presso la Treccani a Roma, che ha modificato la definizione di “suolo”, includendovi i motivi per cui deve essere tutelato. Stiamo, insomma, vivendo un cambio culturale anche di lessico: gli italiani devono iniziare a percepire la terra come una risorsa da vivere, non come una risorsa da consumare per vivere male.
Intervista di Valentina Tibaldi. Tratta da: http://www.ehabitat.it/2018/03/26/consumo-di-suolo-finiguerra/