Cave, Rossi va avanti, stop ai predatori

Cave, Rossi va avanti, stop ai predatori

«Queste polemiche sul piano del paesaggio sono stucchevoli. La vera novità sarà la legge sulle cave che valorizza la filiera corta: chi escava marmo deve anche lavorarlo. Dobbiamo tenere insieme lavoro e rispetto dell’ambiente», spiega il presidente della giunta regionale Enrico Rossi al Tirreno.

Prima di capire come, è necessario un passo indietro. Da quando l’ha scelta come assessore all’urbanistica il governatore ha sempre difeso Anna Marson dagli attacchi di sindaci e imprenditori. L’ha bacchettata qualche volta per certe posizioni giudicate un po’ estreme, radicali, accademiche. Ma l’ha sempre difesa, le ha parato i colpi degli avversari. Così è anche questa volta.

Mentre il Pd approva emendamenti che stravolgono il piano sul paesaggio e la Marson minaccia le dimissioni, Rossi getta acqua sul fuoco. E sposta il baricentro dello scontro. Citando persino Marx in un post su Facebook: «L’uomo crea la bellezza e costruisce secondo le sue leggi».

Presidente, che ne pensa dello scontro Pd-Marson?
«Anna si agita troppo, ma entro il 10 marzo, giorno in cui sarà approvato il piano, sicuramente troveremo un punto di equilibrio».

Si agita troppo? Ma se il Pd gli ha stravolto il piano…
«Vabbè, si discute, ci sono posizioni e storie diverse. Poi una sintesi si trova. Tutte queste polemiche mi sembrano una tempesta in un bicchiere d’acqua. Anche perché il vero punto della questione è un altro».

Quale?
«La legge sulle cave che è già in commissione. Vogliamo agevolare coloro che presentano progetti industriali di coltivazione che rispettino l’ambiente e il paesaggio e nel contempo producano lavoro».

Tutti dicono così: ambiente e lavoro. Poi però…
«La legge sarà molto concreta. Parliamoci chiaro: si possono ingessare le Apuane ma poi cosa ne sarà dell’industria del marmo? E di contro no anche ad un liberismo che buca la montagna senza rispetto del paesaggio. Mentre le parlo sono in Val d’Orcia dove non c’è un lembo di terra che non sia stato plasmato dal lavoro umano. La bellezza del paesaggio, la sua salubrità, sono opera degli uomini».

Venendo alle cave?
«Io dico ai cavatori: ok, ti do una concessione sulla tua cava anche di dieci, venti anni, se vuoi. Ma ti pongo due condizioni».

Quali?
«Primo: tu il marmo che escavi lo lavori anche e quindi produci lavoro, occupazione. Oggi il problema numero uno delle Apuane è che il marmo viene imbarcato e se ne va in giro per il mondo mentre le aziende di lavorazione hanno chiuso in questi anni la saracinesca. Bisogna tornare a lavorare il marmo, non solo a escavarlo».

No ai predatori del marmo.
«I vecchi cavatori che escavavano il marmo e poi lo lavoravano non rappresentavano solo ricchezza, ma anche tutela per l’ambiente. Mio padre faceva il contadino e sapeva costruire un muro a secco o coltivare gli olivi. Chi, come dice Marx, crea bellezza la difende anche. Sì, le regole, i vincoli vanno bene, ma occorre tornare al lavoro di qualità che nasce dall’amore per la bellezza. Difendere l’ambiente è interesse anche dei lavoratori».

Mario Lancisi – Il Tirreno 21.2.2015

«Regole più soft o chiuderemo»

A Carrara il mondo del marmo non è tranquillo. Anselmo Ricci, presidente della Cooperativa di cavatori Gioia, è stato a più tavoli, anche in Regione, per sostenere le richieste degli imprenditori.

Quella di Gioia, assieme alle cooperative di Lorano e Canalgrande (tutte e tre legate al colosso Sam-Marmi Carrara) è una presenza storica nei bacini carraresi che contano una ottantina di cave attive (900 addetti più l’indotto) di cui circa il 30% lavorate da Sam-Marmi Carrara con le cooperative.

Ricci è preoccuato: spera che gli emendamenti «che finalmente sembrano riconoscrere quella che è la nostra realtà», spazzino via definitivamente certi vincoli e il concetto che le cave sono solo criticità per il paesaggio. «Nel sito della Regione c’è un link sul Pit e anche un link sull’Expo con un video in cui parla del paesaggio della Toscana e del paesaggio delle cave. Tra l’altro le cave, famose in tutto il mondo per la qualità della lavorazione e delle maestranze, rappresentano meno del 4% delle Apuane. Quando si sente dire che l’escavazione sbriciola le montagne, bisogna avere presente quel 4 per cento.

Inoltre negli ultimi anni le produzioni si sono ridotte di oltre il 30% a Carrara passando da picchi di 1.300.000 tonnellate alle 940.000 tonnellate del 2014». Ricci aggiunge un altro elemento di preoccupazione, per le modifiche e contromodifiche al Pit: «Avevamo chiesto di limitare il vincolo ai crinali principali. Sembrava che fosse stato recepito, poi ecco la carta peggiorativa nella delibera del 4 dicembre sulla base del Pit.

Mi viene da pensare che in Regione non ci sia la piena consapevolezza di questa realtà locale. Faccio un esempio concreto che tocca la nostra cava: nell’allegato 4 relativo ai crinali, hanno tracciato un crinale da salvaguardare in un’area in cui però non esiste più da centinaia di anni. Siamo a rischio che ci blocchino l’attività. Nella zona (con una decina di cave in buona parte controllate dalla cooperativa Gioia) ci lavorano fra diretti e indotto circa trecento persone. Noi abbiamo cercato di salvaguardare i crinali ancora integri». E ancora: «La stesura del 4 dicembre non consente nuove autorizzazioni all’escavazione, anche per le cave attive, prima del piano attuativo che deve fare il Comune dopo il Pit (ci vorrà del tempo). Tutte le cave le cui autorizzazioni scadono nel 2015, sono a forte rischio di chiusura».

E la riforma della legge regionale 78 sulle cave? «Nella bozza annullano i beni estimati. Noi, per la pace sociale – dichiara Ricci – siamo pronti a pagare il bene estimato come agro marmifero, ma non a rinunciare alla proprietà: sarà poi l’organo competente a decidere. Se vinceremo noi, non richiederemo indietro i soldi. Abbiamo presentato in regione (come cooperative, Marmi Carrara, Sam, piu altri) un progetto sottoscritto da una quarantina di aziende apuane fra cave e piano, che prevede un investimento di circa 30 milioni di euro e un incremento occupazionale, per incentivare la lavorazione in loco, di marmo e derivati. Mi auguro che possa finalmente nascere un periodo collaborativo fra istituzioni e imprese».

Cinzia Carpita – Il Tirreno 21.2.2015

«Dimettermi? Aspetto»

«Se mi dimetto? Aspetto di capire quali spazi di mediazione ci sono sull’emendamento del Pd, poi mi riservo di trarne le conclusioni», risponde amara l’assessore all’urbanistica Anna Marson. Che si limita a queste poche parole, non vuole buttare benzina sul fuoco. Al Tirreno risulta che per tutta la giornata di ieri abbia inviato molti sms di chiarimento a Rossi ricevendone risposte laconiche, generiche.

«Anna si agita troppo», spiega Rossi nell’intervista che pubblichiamo. La partita si giocherà giovedì prossimo quando si riunirà la maggioranza che sostiene Rossi per dirimere la “guerra” tra il gruppo del Pd e la Marson. La quale più che agitata è infuriata.

Al di là dei singoli aspetti e settori – cave, oliveti, spiagge e così via -, all’assessore non va giù che l’emendamento del Pd, presentato dai consiglieri Ardelio Pellegrinotti e Matteo Tortolini, avrebbe trasformato le direttive previste nel piano in indirizzi. Per cui un comune una direttiva è obbligato a recepirla mentre un indirizzo no. E’ come dire in soldoni ad uno: «Ti consiglio di fare questo». Anziché: «Devi fare questo».

Ma Pellegrinotti replica: «Il piano sarà valido per i prossimi vent’anni e non si possono stabilire norme cogenti che oggi possono essere valide e domani forse no». Come dire, non si può vincolare il paesaggio toscano ai lacci della Marson. «Le modifiche che il Pd intende inserire puntano a garantire la salvaguardia dell’ambiente con lo sviluppo delle attività produttive. Per le cave di marmo si mantiene fermo il divieto di aprirne di nuove sopra i 1200 metri nelle aree di crinale integre, mentre in quelle dove insistono già delle cave attive, le si lascia lavorare fino all’estinguersi dell’attività. Nelle aree contigue ai parchi invece, si prevede che per il mantenimento delle cave esistenti o l’apertura di nuove, queste dovranno essere soggette ai piani attuativi dei bacini estrattivi e alla valutazione paesaggistica», conclude Pellegrinotti. Nella sfida tra gruppo dei democratici e Marson, il segretario regionale del Pd Dario Parrini si è affrettato a prendere le parti dei consiglieri che hanno presentato l’emendamento.

Per lo scontro tra Pd e la Marson esulta il centrodestra: «Meglio tardi che mai. Quasi un anno fa fu Forza Italia a evidenziare che il piano paesaggistico avrebbe bloccato lo sviluppo della Toscana, dal settore lapideo a quello balneare, all’agricoltura, mettendo in ginocchio le imprese e lasciando a casa centinaia di lavoratori. Proprio per arginare questi rischi abbiamo presentato nei giorni scorsi circa 200 emendamenti », affermano il capogruppo Fi Giovanni Santini e il consigliere Nicola Nascosti.

Se la destra plaude a Pellegrinotti e compagni, Sel e il sottogretario Borletti Buitoni difendono a spada tratta la Marson. Ma alla fine il maxi emendamento potrebbe rivelarsi inutile perchè l’adozione del piano sul paesaggio è frutto di un accordo con il ministero competente: qualunque modifica al testo adottato dovrà essere rivista dal governo. Non solo. Nel frattempo le diplomazie sono al lavoro per evitare il 10 marzo un voto che sconfessi la Marson e anche Rossi che l’ha sempre difesa.

Mario Lancisi – Il Tirreno 21.2.2015

Gli ambientalisti: è l’inchino del Pd alla lobby del marmo

«Questo è l’ennesimo inchino del Pd alle lobbies del marmo». Sono parole di amarezza, più che di rabbia, quelle pronunciate ieri dagli ambientalisti davanti alla notizia dell’ennesimo stravolgimento del piano paesaggistico regionale. Un documento che, per quanto riguarda il capitolo marmo, è come se non fosse mai stato scritto. Ad eccezione del divieto di estrarre sopra i 1200 metri; «ma questo – chiarisce Rosalba Lepore, del gruppo Salviamo le Alpi Apuane e Amici delle Alpi Apuane – lo vietava già la legge Galasso; solo che non è mai stata rispettata».

Ma la partita per gli ambientalisti non finisce il 10 marzo: la prossima manifestazione “anti cave” sarà infatti il 16 aprile sul monte Corchia in provincia di Lucca. «Continueremo con i sentieri della distruzione qualsiasi sia il Pit», fa sapere Rosalba.

Gli ambientalisti avevano salutato con entusiasmo la prima versione del documento. Raccolsero anche 80mila firme su avaaz.org in una manciata di ore e le consegnarono al governatore Rossi, davanti alla sede del consiglio regionale, con tanto di presidio e pullman stracarico di ambientalisti arrivati da Massa Carrara. Era il giorno (1 luglio) della votazione e il governatore assicurò loro:«terrò conto delle vostre richieste». Non andò così, perché il piano venne adottato con modifiche che ne stravolsero la natura.

Quel piano – commenta Eros Tetti, del gruppo Salviamo le Apuane – «era già frutto di compromessi tra le parti tanto che era intervenuto anche il Sottosegretario ai beni culturali, Ilaria Borletti Buitoni, per chiedere che non venisse stravolto ulteriormente». Ma ieri è arrivato appunto un altro colpo di falce. E adesso la sensazione è che gli ambientalisti siano stati gli “inutili eroi” cantati da Giorgio Gaber.

Melania Carnevali – Il Tirreno 21.2.2015

 

 

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