Cave e miniere: le modifiche alla legge regionale proposte dal CxC

Cave e miniere: le modifiche alla legge regionale proposte dal CxC

Poiché la Regione Toscana sta modificando la legge sulle cave e miniere dopo una applicazione durata 15 anni, il Comitato per Campiglia propone alcuni suggerimenti alla luce di quanto è accaduto in Val di Cornia dove vengono estratti più del 50% di tutti i materiali di tipo a) art. 2 della Toscana, in parte utilizzati nel processo di fusione di acciai a Piombino, in parte nelle produzioni della SOLVAY a Rosignano e in parte nell’edilizia e opere stradali.

In vista della modifica che la Regione sta predisponendo è importante presentare osservazioni e suggerimenti indispensabili per superare il settorialismo di una legge che non si relaziona con gli altri aspetti economici e paesaggistici del territorio. In questa ottica nell’attuale testo di legge sono state introdotte varie note.

Sarebbe auspicabile che questo fosse l’avvio di un processo di considerazioni e richieste che le varie realtà della Toscana devono fortemente pretendere dalla Regione.

In Val di Cornia la trasformazione-distruzione del paesaggio e le conseguenti ricadute sul tessuto economico portano a richiedere l’introduzione nella legge di modifiche basate su alcuni criteri generali:

  1. Occorre, prima di aggredire le colline riciclare tutti i materiali utilizzabili, poiché il patrimonio di materiali di cava, torbiere e miniere non è rinnovabile. A Piombino per esempio, ci sono milioni di tonnellate di residui di lavorazione delle acciaierie che, debitamente trattati con un impianto già esistente e realizzato con soldi pubblici, potrebbero sostituire altrettanti milioni di tonnellate di materiale vergine estratto dalle cave.
  2. Occorre essere più chiari su cosa si intende per strategicità dei materiali estratti. Ad esempio a Campiglia la Regione, a pochi mesi dalla scadenza della autorizzazione di una miniera di feldspati, ha dato una nuova autorizzazione, contro il parere dei cittadini e del Comune, che permette di continuare ad estrarre per 15 anni materiali dichiarati strategici che servono per l’industria ceramica. La autorizzazione permetterà di distruggere parte della rinaturalizzazione già fatta, di mantenere in essere una ferita nel paesaggio che ostacola lo sviluppo della attività turistica e il tutto senza che il Comune ne ricavi alcun contributo significativo e sufficiente a equilibrare i danni .
  3. Occorre rivedere il comportamento delle amministrazioni che hanno concesso, a volte con semplici atti del dirigente e senza alcuna discussione in Consiglio Comunale, aumenti vertiginosi dei volumi scavabili, deroghe e sanatorie che hanno impedito il rispetto dei piani di coltivazione e il tutto senza nessuna partecipazione dei cittadini che vedono il loro territorio distrutto a danno di altre attività come il turismo culturale e l’agricoltura di qualità.
  4. Occorre costringere le amministrazioni regionali, provinciali (fino a quando esisteranno) e comunali a considerare i piani di coltivazione come piani attuativi e quindi vincolarli alla  attivazione  preventiva di informazione e partecipazione dei cittadini .
  5. Occorre che le Soprintendenze, sia ai monumenti che archeologiche, siano sollecitate a rivedere i limiti delle aree sottoposte a vincoli paesaggistici e archeologici per evitare perdite irreversibili di un patrimonio che potrebbe creare attività alternative finalizzate alla conservazione e alla tutela del paesaggio.
  6. Occorre rivedere tutta la materia della definizione dei contributi versati ai comuni perché essi coprano non solo i costi di manutenzione delle urbanizzazioni, degli iter burocratici e del controllo sanitario, ma siano tali da compensare anche il territorio dell’eventuale danno ad altre attività produttive. E perché questo aumento di contributi non diventi uno stimolo per le amministrazioni a prolungare all’infinito le concessioni per fare cassa, le scadenze delle concessioni dovranno essere tassative e non rinnovabili, se non alla luce di una lettura complessiva e non solo di settore della struttura economica dei territori interessati.
  7. Occorre che le amministrazioni comunali esprimano in ogni caso un parere vincolante all’attivazione di cave e miniere e che quindi la scelta finale sia delle comunità interessate.

Le note portate nel testo attuale di legge non pretendono di essere considerate testi definitivi ma sono da ritenersi espressione di necessità di modifiche scaturita dai problemi specifici di un territorio.

Le note non tengono conto di tante altre situazioni presenti in Toscana sia nell’ambito delle cave di materiali ornamentali ( tipo b) art. 2 L.R.T. 78/98) che delle miniere, primo fra tutto il caso delle APUANE.

E’ importante allora il contributo di tutti,  comitati e liste civiche,  per  completare, integrare e modificare quanto viene suggerito nel testo che segue.

Comitato per Campiglia

Leggi le modifiche, le integrazioni e i suggerimenti del Comitato per Campiglia (documento Pdf)

 

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