«Cave, ci sono i responsabili. Negli anni si sono fatte delle scelte scellerate per il territorio»
Maida Landi e Roberta Naldini (FI) rispondono alla proposta di Bartalesi:
«Le scelte fatte sulle cave hanno nomi e cognomi». Forza Italia attacca l’intervento di Vito Bartalesi Pd sulla questione cave. «Arriva a proposito il tentativo di chiarimento che il responsabile delle politiche ambientali del Pd nonchè consigliere provinciale ci sottopone a mezzo stampa – incalzano le consigliere provinciali Fi Maida Landi e Roberta Naldini – In primo luogo ci propone un polo tecnico-geologico per mettere a punto nuove tecniche di estrazione in grado di abbattere sia l’impatto ambientale (e che impatto!) sia le emissioni nell’aria, perchè le attività estrattive in Val di Cornia rappresentano un problema. Ma senti, ce ne siamo accorti finalmente. E chi, di grazia, quando, come e perchè ha consentito che siproducesse il problema?
Le autorizzazioni le hanno date le amministrazionilocali e regionali, hanno date, nomi e cognomi. Ripercorriamone alcune per Monte Calvi: fino al 1997 escavi per i soli usi siderurgici, con il 1997 cambia tutto si autorizza la commercializzazione degli scarti di cava (grazie ad un legge che oggi è in revisione) e anche del calcare; nel 1999 si dà vita ad una convenzione Comune/Lucchini in attuazione ad una delibera consiliare del 1998 per 4.865.000 mc di calcare e nel 2004 (atto dirigenziale, ovvero non si passa dal Consiglio) si autorizza un escavo di 8.507.000 mc e contestualmente, con lo stesso atto, si allunga la vita dal 2016 al 2018. Sino a quando le attività estrattive erano finalizzate ai soli usi locali indispensabili, la situazione era sotto controllo, oggi si invoca l’intervento della Regione (come se la Regione non avesse dettato le linee guida e non fosse a conoscenza dei fatti) affinchè si faccia carico del problema.
Invece direi che il problema è così grande che quasi quasi bisognerebbe appellarsi all’art. 37 della Carta Europea, perchè a parere di chi scrive con la distruzione programmata del paesaggio non si dà l’opportunità al nostro territorio di svilupparsi armoniosamente. Quanto all’ottica del “Distretto delle attività estrattive” siamo sospettosi perchè valutiamo l’italiano: continuare a cavare a questi ritmi vuol dire mettere in discussione la possibilità di garantire il rifornimento all’industria e non mettere mai la parola fine alla distruzione del paesaggio.
Abbiamo presentato una serie di quesiti scritti e verbali per i quali si aspetta ancora risposta, si erano richieste delle audizioni, si era richiesta una visita all’area di cava ma niente da fare. Però si sollecitano consiglieri e cittadini a presentare emendamenti. Ma gli Enti Locali, tutti, non hanno un gruppo digeologi, tecnici vari, specialisti nell’interpretazioni di leggi, non avete dato incarico e pagato profumatamente un fior di professionista per redigere questo piano? Dobbiamo capire se e dove costoro hanno sbagliato? Non facciamo confusione: la scelta è solo politica, le nostre colline non possono sopportare altri affronti non possono diventare cave di prestito. Per fare opere pubbliche ci vogliono semplici inerti di cui è piena l’Italia e c’è la grande partita del riciclo dei rifiuti speciali, ci sono stati spesi quattrini del contribuente, mettiamoli nei capitolati di appalto».
La Nazione 13.2.2014
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