CAMPIGLIA & HOLCIM – L’opinione di Massimo Zucconi

Non è casuale che la Soc. Holcim, leader mondiale nella produzioni di cementi, cerchi terreni in prossimità di una grande cava di calcare come quella di Monte Calvi, raddoppiata di recente nel potenziale estrattivo e aperta definitivamente al mercato con decisioni del comune di Campiglia che hanno radicalmente mutato la sua originaria funzione di cava di calcare per l’industria siderurgica.

In Provincia di Lecco i sindaci si mobilitano contro la cava di calcare che deturpa il paesaggio per fornire materia prima alla multinazionale del cemento;  a Campiglia, invece, si predispone tutto affinchè si realizzi il massimo dello scempio sulle colline e nelle campagne. Poco importa se a farne le spese saranno l’agricoltura alle Lavoriere ed il parco archeminerario di San Silvestro.

Mi pare evidente che nel Comune di Campiglia l’asse degli interessi dominanti è costituito dalla filiera cave-cemento-edilizia.  Siccome questa è la filiera della rendita immobiliare che comporta la distruzione di beni primari di produzione (come l’agricoltura) e di risorse su cui si fonda l’economia turistica reale del paese (come il paesaggio ed i beni culturali), è del tutto evidente che il Comune sta perseguendo politiche miopi culturalmente e regressive economicamente. Si tratta di scelte che, nel breve periodo, consentono l’arricchimento di pochi (cavatori, cementieri, palazzinari e speculatori immobiliari), mentre nel lungo periodo determineranno l’impoverimento del territorio, con meno terreni coltivabili, con un paesaggio deturpato sulle colline e nelle campagne, con il patrimonio storico e archeologico ferito e talvolta distrutto, con contesti ambientali dove più difficile sarà fare produzioni agricole di qualità, con un turismo di seconde case e RTA sempre più omologato e quindi meno competitivo nel mercato globale dove a fare la differenza sono proprio le differenti identità dei luoghi.

Ci sono tutti gli elementi per sostenere che il Comune di Campiglia e le amminisitrazioni della Val di Cornia stanno “sottraendo risorse” per lo sviluppo qualificato e duraturo, respingendo al mittente le accuse che vorrebbero relegare la protesta  dei comitati a sterili manifestazioni di egoismo in difesa di previlegi personali.

La realtà, come si vede, è ben altra e si può affermare, al contrario, che mentre i comitati (almeno quelli sorti in difesa dell’agricoltura, del paesaggio e dei beni culturali della Val di Cornia) stanno sostenendo le ragioni dell’interesse generale e dello sviluppo qualificato e duraturo, altri stanno favorendo interessi speculativi destinati a impoverire il territorio e la sua economia reale.

Massimo Zucconi, Architetto

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