Campiglia e le politiche strane, anzi stupefacenti

Campiglia e le politiche strane, anzi stupefacenti

AFFOSSARE LA SCUOLA DELL’INFANZIA SERVE A RIVITALIZZARE IL CENTRO?
FARE TEATRO SOLO AMATORIALE SERVE A RIQUALIFICARE IL CENTRO?

Leggendo la stampa e i comunicati del Comune ci siamo convinti che le scelte politiche dell’Amministrazione di Campiglia Marittima sono sempre più stupefacenti e strane nell’individuare le azioni necessarie alla riqualificazione e rivitalizzazione il centro antico, scopo del percorso “Facciamo centro insieme” del quale si aspettano ancora i risultati e le scelte.

L’esempio più recente è la decisione di riorganizzazione della scuola dell’infanzia che vede la riduzione ad una sola sezione della scuola di Campiglia in quanto l’altra sezione verrebbe portata a Venturina. Si dice che questo comporterebbe un risparmio di circa 25.000 euro nel costo del trasporto scolastico.

Se questa scelta andasse in porto, è molto probabile che a Campiglia presto non si raggiungerà un numero sufficiente di bambini per giustificare l’esistenza della scuola d’infanzia.  Di conseguenza i genitori residenti a Campiglia dovranno mandare i bambini alla scuola privata o il Comune dovrà istituire un servizio di trasporto per portare i bambini di Campiglia a Venturina e quindi addio risparmio!

Come al solito si giustificano certe scelte demenziali dicendo che bisogna risparmiare e che le nascite a Campiglia calano. A quanto pare l’Amministrazione pensa che la cura da scegliere per rivitalizzare il centro con facilitazioni per chi vi andrà ad abitare, è quella di togliere o impoverire i servizi, come se a chi muore di fame la cura fosse non dargli da mangiare.

Il Comune si lamenta che non ci sono soldi, ma ci risulta che il Comune ha accettato centinaia di migliaia di euro di rimborsi da ENEL, importi forse già impegnati e dei quali probabilmente nulla andrà per potenziare la scuola a Campiglia.

Quello che in questo quadro fa veramente indignare è da una parte la protervia con la quale il Comune tratta un tema così importante (la scuola d’infanzia) come se fosse ordinaria amministrazione senza sentire il bisogno di confrontarsi con i cittadini se non a scelte fatte, dall’altra  essere presi in giro parlando, contemporaneamente alla riduzione dei servizi, di volontà di rivitalizzare il centro storico.

Ma questo modo a dir poco strano di procedere dell’Amministrazione che dice una cosa ma ne fa un’altra, si è ripetuta anche nel caso della offerta culturale del Teatro dei Concordi.

Il Teatro fino a che era funzionante (2015) ha presentato un cartellone, per la maggior parte di un livello che superava quello locale e amatoriale offrendo quindi spettacoli in grado di richiamare il pubblico da un territorio ampio.

Oggi leggendo quanto il Comune ci dice sulla nuova gestione e sul cartellone si constata immediatamente che si vuol fare del Teatro dei Concordi uno spazio quasi esclusivamente destinato a compagnie amatoriali.

In questo non c’è necessariamente niente di male ma certo significa che il Comune ha fatto una precisa scelta senza discuterne con i cittadini e passando sopra la testa di tutti quelli che forse avrebbero voluto dire la loro in quanto dotati di adeguati strumenti culturali.

Non è segnale di grande efficienza impiegare un anno e mezzo per fare 30.000 euro di lavori, così come non è segno di trasparenza dare l’incarico di gestione senza un concorso e senza  far conoscere le condizioni che il Comune ha posto sul numero degli spettacoli, sulla qualità degli stessi e sui criteri di affidamento degli spazi per eventi che esulassero dal cartellone.

Ma quello che veramente demoralizza è che tutto il procedimento nelle forme e nei contenuti va esattamente contro la tanto strombazzata volontà di riqualificare il centro storico.

Comitato per Campiglia

Sulla stampa:

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2 pensieri su “Campiglia e le politiche strane, anzi stupefacenti

  1. “Mala tempora currunt” (corrono tempi bui) diceva Cicerone più di duemila anni fa e mai come adesso questa frase sembra rispecchiare meglio i tempi in cui viviamo. Tempi in cui in nome del rigore e del risparmio si tende ad accorpare ed a riunire scuole, ospedali ed altri servizi pubblici di primaria importanza. La cosa più singolare è che tutto ciò viene fatto passare come un miglioramento facendo finta di dimenticare che troppo spesso i disagi arrecati alla cittadinanza superano di gran lunga i riscontri positivi.
    Siamo passati da “Lo vuole l’Europa” a “Basta con l’Europa del rigore” ma i risultati per noi cittadini sono sempre gli stessi, mille idee per toglierci servizi e prestazioni e nemmeno una per darci qualcosa in più e di migliore.
    Il nostro territorio da questo punto di vista è emblematico, negli anni, piano piano, quasi in punta di piedi, scuole sono sparite, ospedali (come quello di Campiglia) sono stati chiusi, servizi sono stati accorpati, l’ultima e forse più grave perdita si è verificata quando è stato spento l’altoforno a Piombino (con le nefaste conseguenze che oggi tocchiamo con mano).
    La politica ci sa fare, riesce spesso ad imporre le proprie scelte con eleganza, con una grazia tale che spesso alla popolazione sembra che le venga fatto un piacere, una concessione.
    Anche la “riorganizzazione della scuola dell’infanzia” qui a Campiglia va esattamente nella stessa direzione, si comincia togliendo una sezione della scuola materna così, quando i bambini che la frequenteranno, saranno pochi, si passerà alla chiusura ma sembrerà inevitabile e quindi nessuno ne avrà la responsabilità diretta.
    I nostri amministratori negli ultimi tempi giustificano tutto con la mancanza di mezzi e di fondi e probabilmente spesso è davvero così, ma io credo che in certe situazioni e per certi luoghi si dovrebbe quanto meno provare a usare altri parametri.
    Campiglia e il suo centro storico dovrebbero essere il fiore all’occhiello, il valore aggiunto del nostro comune, meriterebbero tutti gli sforzi per essere incentivati e potenziati anche a costo di qualche scelta coraggiosa, controcorrente, ma non mi pare che ultimamente la volontà politica vada in questa direzione.
    Capisco che chi viene eletto debba in qualche modo rendere conto ai propri “superiori” e al proprio partito di appartenenza e non so quali direttive gli arrivino in tal senso,anche se posso immaginarle, ma non dovrebbe mai dimenticare chi li ha effettivamente eletti e, soprattutto le esigenze del territorio che sono chiamati ad amministrare.
    Siamo sicuri che togliere risorse e accorpare servizi sia davvero la strada giusta da percorrere? Io spesso ne dubito, specialmente nelle ultime settimane quando, di fronte a tragedie e accadimenti di portata nazionale si scopre che certe cose si sarebbero potute evitare o quanto meno circoscrivere se ci fosse stata un’organizzazione migliore, depotenziare la Protezione Civile, togliere le province, dividere i poteri senza redistribuirli nella giusta maniera non mi pare che abbia portato ad un miglioramento.
    La politica si sta sempre più allontanando dalla gente, anche partiti che debbono la loro stessa esistenza al popolo, al contatto e al confronto continuo con esso sembrano non accorgersene, se questo a livello nazionale può essere deleterio e controproducente, a livello locale a lungo andare può rivelarsi addirittura letale e dare via libera a formazioni politiche che fanno del populismo la loro arma vincente, forse siamo ancora in tempo per evitare che ciò accada, ma è bene che i nostri amministratori si diano da fare prima che sia troppo tardi e che la loro stessa sopravvivenza politica sia seriamente messa in discussione.
    Non abbiamo bisogno di rappresentanti che accettino supinamente ordini e direttive che gli arrivino dall’alto, ma persone che si confrontino con la gente e che abbiano a cuore il territorio che sono chiamati ad amministrare, solo così avremo una piccola possibilità, forse l’ultima, per provare, insieme, a fare qualcosa che porti dei reali benefici per il nostro territorio.

  2. questo è un grande !! riflessioni degne di un grande politico ! di un professore , mi dicono che è un commerciante … allora si può sperare

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