Bayahibe, stallo aspettando il Tar

Bayahibe, stallo aspettando il Tar

Prosegue il braccio di ferro fra cittadini e proprietà dello stabilimento balneare contestato.

Il caso dello stabilimento balneare Bayahibe si avvicina a una svolta. L’11 giugno il Tar si pronuncerà sul permesso di costruire rilasciato dal Comune il 3 dicembre 2012. Dopo quel 3 dicembre, si sono susseguiti un tentativo di accordo tra i ricorrenti del condominio Belmare e la proprietà (la società Acquachiara, formata dai soci sanvincenzini Greta Gerli, Juan Manuel Cecchini e Juri Ciaponi), la consegna al Comune di quasi 900 firme di cittadini per la demolizione almeno parziale dell’edificio sulla spiaggia di via del Tirreno, la ripresa dei lavori poco dopo la metà di dicembre 2012 e la sospensiva del Tar del 29 gennaio 2013, con cui i lavori stessi sono stati bloccati.

Una vicenda che va avanti dal 2002, allorché la società Acquachiara vinse il bando comunale per realizzare e gestire un nuovo stabilimento balneare vicino al fosso delle Prigioni, zona da tempo in degrado. La giunta dell’epoca era capeggiata dal sindaco Roventini, e le due successive giunte guidate da Michele Biagi hanno sempre sostenuto di non poter annullare il piano. Molti, però, sostengono che la politica avrebbe potuto annullarlo.

I lavori per la costruzione dello stabilimento iniziarono circa sei anni dopo il bando, nel 2008. Il primo permesso di costruire fu rilasciato dal Comune proprio quell’anno. Vi fu subito un ricorso del condominio Belmare contro il Comune e contro il parere positivo sull’opera da parte della Soprintendenza, e nel 2009 il Comune predispose una variante al piano, poi annullata dal Tar e tuttora in sospeso al Consiglio di Stato, poiché la proprietà del Bayahibe ha presentato ricorso. Il 29 gennaio è giunta, da parte del Tar la sospensiva ai lavori autorizzati il 3 dicembre scorso dal Comune. Mentre i lavori stavano per iniziare, verso metà dello stesso mese i ricorrenti presentarono alla proprietà – con l’intermediazione dell’assessore all’urbanistica Bandini – la proposta di ridurre lo stabilimento dai 300 mq attuali a circa 100. Ma, poco dopo l’incontro, la risposta negativa della proprietà era già stata protocollata in Comune: niente accordo.

I soci della Acquachiara snc, da noi interpellati, preferiscono non esprimersi sulla vicenda, spiegando però di essere stati penalizzati, a livello economico e di stress, da una vicenda lunghissima successiva a un bando vinto legittimamente. Hanno investito molto, e molti dei ricavi pianificati con il ristorante mai realizzato sono andati in fumo. In compenso, sono rimasti il bar e la spiaggia in concessione. «Sarebbero solo polemiche – dicono – e preferiamo stare zitti. Abbiamo vinto un bando, e reclamiamo i nostri diritti».

Dall’altra parte, i condomini di via Etruria e via del Tirreno, il cui portavoce è l’architetto sanvincenzino Massimo Cionini. «Con la proposta di dicembre – dice Cionini – chiedevamo la riduzione e la parziale demolizione di due terzi dello stabilimento, e l’uso del legno e non del cemento. Non c’è stato niente da fare. Se avessimo ragione al Tar l’11 giugno? Il Comune dovrebbe predisporre un altro permesso, ma a quel punto per l’ente sarebbe operazione difficile. Il Comune poteva tornare indietro se vi fosse stata volontà politica. Non lo hanno fatto perché non sono coscienti dell’errore commesso. Se mi metto nei panni dei proprietari – prosegue – ce l’avrei col Comune, che non è stato in grado di mantenere tecnicamente ciò che esso stesso aveva promosso, visto che il bando era un’iniziativa politica».

Ci sono danni economici lamentati anche dai ricorrenti, come gli appartamenti che hanno perso molto del loro valore. «Vari appartamenti al piano terra – dice Cionini – hanno perso metà del valore, perché da lì non si può più vedere l’arcipelago. La perdita di valore di ogni appartamento si aggira, in media, sui 50mila euro». Secondo Cionini «i permessi di costruire – dice – durano 3 anni, e la concessione nel 2012 era scaduta. Quindi il Comune ha “inventato” un nuovo permesso di costruire. Il Comune dice che questo permesso si conforma al parere della Soprintendenza del 2009, ma quel parere è stato annullato dal Tar». A questo punto, si attende l’11 giugno per l’udienza su quello che è stato ribattezzato “l’ecomostro”, ma si dovrà aspettare ancora un altro mesetto per conoscere la sentenza. L’assessore Bandini, da noi contattato, non ci ha risposto.

Paolo Federighi – Il Tirreno 14.5.2013

Foto tratta da Facebook

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