Baratti: con questo piano il progetto del parco si ferma

Baratti: con questo piano il progetto del parco si ferma

Il nuovo  piano di Baratti  tutto è, meno che il “Piano Particolareggiato del parco archeologico e naturalistico di Baratti e Populonia”:  in realtà il lavoro, come è stato messo in evidenza in un comunicato del CxC, si propone di dare sistemazione “solo ad una serie di appendici di tipo turistico che, se andrà bene, non danneggeranno il parco” e “sfrutteranno la rendita di posizione di Baratti” senza coglierne l’enorme potenziale identitario  che è uno dei principali motori dell’offerta culturale e turistica della Val di Cornia, con valenze scientifiche e turistiche che vanno ben oltre i  confini locali.

Ridurre questo potenziale, o anche solo ignorarlo, potrà creare vantaggi per pochi, ma contribuirà ad impoverire ulteriormente il  territorio e ad allontanare una ripresa economica duratura e competitiva. Concetti, questi,  presenti nelle riflessioni politiche e professionali di oltre trent’anni fa quando iniziarono ad immaginare il parco e quando Populonia e Baratti erano aree tutelate  grazie ai vincoli imposti dalla Soprintendenza con una scarsa partecipazione delle amministrazioni locali. In seguito quelle stesse aree furono acquisite al patrimonio pubblico, valorizzate ed entrate a far parte di un sistema di parchi culturali e naturali che è certamente il prodotto più innovativo che i Comuni della  Val di Cornia hanno messo in atto nei decenni passati, dotato anche di una propria società strumentale.

Su quei territori sono state condotte straordinarie campagne di ricerca archelogica alle quali hanno partecipato, insieme alla Soprintendenza, decine di università, centinaia di studenti, docenti e ricercatori italiani ed europei . Nel 1998 è stato aperto un primo lotto del parco archeologico, quello delle necropoli e dei quartieri industriali davanti al golfo di Baratti, nel 2007 quello dell’acropoli dell’antica città di Populonia. Il patrimonio archeologico conosciuto e valorizzato fino ad oggi costituisce tuttavia un  frammento rispetto a quanto è nascosto ancora  in quei territori: molto infatti c’è ancora da capire, da scoprire, da valorizzare, a partire dalla produzione metallurgica dell’antica città di Populonia, antesignana della siderugia contemporanea piombinese, sul lato opposto del promontorio. Una continuità storico-produttiva che fa di Populonia e Piombino uno dei siti metallurgici di rilevanza mondiale, già riconosciuto da una specifica associazione metallurgica dell’Unesco.  Tutto questo immerso in uno straordinario paesaggio naturale miracolosamente conservatosi quasi integro, dopo il tentativo messo in atto dalla società Populonia Italica, di lottizzare l’intero promontorio da Calamoresca a Baratti per fini residenziali e alberghieri. Un progetto distruttivo, bloccato dal Ministero dei Lavori pubblici nel 1971, trasferito poi a PuntaAla.

Per questi motivi  chiunque si fosse posto oggi l’obiettivo di rielaborare il piano particolareggiato del parco archelogico e naturalistico di Populonia e Baratti, sarebbe dovuto partire dal fatto che Baratti e Populonia sono il più importante sito d’interesse archeologico e paesaggistico della Val di Cornia (e non solo), che esiste un patrimonio di conoscenze scientifiche e un piano di ricerca che può consentire l’ulteriore sviluppo del parco, estendendolo spazialmente e arricchendolo di nuovi contenuti culturali dato che le spiagge di Baratti e il promontorio di Populonia sono un immenso giacimento archeologico. Il mare stesso è uno straordinario sito di archeologia subacquea. Da qui si doveva partire, dal chiedersi come, dopo il primo ed il secondo lotto del parco, fosse possibile delineare, nei decenni a venire, un terzo, un quarto lotto. Se il tema centrale fosse stato davvero  la valorizzazione archeologica e paesaggistica, l’obiettivo da perseguire era quello di portare all’esterno del parco le funzioni turistiche e commerciali.

Del resto a poche centinaia di metri dal golfo, di recente è stata aperta una struttura ricettiva di 1000 posti letto (Poggio all’Agnello), sufficiente a garantire il flusso del turismo balneare e culturale che gravita in quel territorio. Poco più a nord, nel villaggio Park Albatros, ci sono 7.000 posti letto! Sarebbe stata una scelta forte, chiaramente orientata verso la creazione di un’ offerta turistica basata sulla valorizzazione, anche economica, delle nostre straordinarie risorse culturali.

Venendo poi al punto tanto sbandierato della mancanza di  fondi per la valorizzazione archeologica , si può obbiettare che gli investimenti per la cultura  che aiutano la riconversione economica dei territori e la creazione di nuova occupazione sono tra  i pochi che possono beneficiare ancora di fondi europei, ma , soprattutto, che il patrimonio culturale è uno dei pochi punti di forza che abbiamo e che intorno a questo orbitano il turismo e, più in generale la qualità della vita e la competitività italiana.

Falsa è poi l’idea che investendo di meno è più facile garantire la sostenibilità dei progetti di valorizzazione. E’ ampiamente documentato che con buoni progetti di valorizzazione s’incrementa anche l’interesse culturale e turistico e si ottengono migliori risultati di bilancio pubblico. In realtà, dunque, non è la questione finanziaria a bloccare il parco, ma la perdita di visione strategica e uno smarrimento politico e culturale.

Comitato per Campiglia                             

22 febbraio 2012

Sulla stampa:

Il Comitato per Campiglia critica il piano di Baratti
Nuove critiche al piano particolareggiato di Baratti da parte del Comitato per Campiglia, secondo il quale il piano fermerebbe il progetto del parco e proporrebbe «appendici di tipo turistico che sfrutteranno la rendita di posizione del luogo senza coglierne l’enorme potenziale identitario, scientifico e turistico».

Per il comitato, non si può prescindere dall’archeologia per elaborare il piano particolareggiato. «Qui – spiega il comitato – sono state condotte straordinarie campagne di ricerca archeologica. Il patrimonio archeologico conosciuto è tuttavia un frammento rispetto a quanto è ancora nascosto: molto c’è ancora da capire, scoprire e valorizzare. Tutto questo in uno straordinario paesaggio naturale».

Per il comitato, «chi rielabora oggi il piano dovrebbe partire dall’esistenza di conoscenze scientifiche e di un piano di ricerca tali da consentire l’ulteriore sviluppo del parco, dato che la spiaggia e il promontorio sono un immenso giacimento archeologico. Altro obiettivo, quindi – prosegue il comitato – dovrebbe essere quello di portare fuori dal parco le funzioni turistiche e commerciali. Del resto, a poche centinaia di metri dal golfo, è stata da poco aperta una struttura da mille posti letto (Poggio all’Agnello), e poco più a nord, al Park Albatros, ci sono addirittura 7.000 posti letto». «Il patrimonio culturale – sostiene il comitato – è uno dei nostri punti di forza, e intorno a questo orbitano, oltre al turismo, la qualità della vita e la competitività.

Falsa è l’idea che investendo meno sia più facile garantire la sostenibilità dei progetti di valorizzazione: con buoni progetti cresce l’interesse culturale e turistico, con migliori risultati di bilancio pubblico. In realtà – conclude il comitato – non è la questione finanziaria a bloccare il parco, ma la perdita di visione strategica e uno smarrimento politico e culturale».
Il Tirreno 2.3.2012

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Un pensiero su “Baratti: con questo piano il progetto del parco si ferma

  1. Signori carissimi, non ci resta che piangere. La maggioranza assoluta di chi ci amministra consente loro di fare cosa credono più consono al mantenimento del sistema di potere che hanno messo in piedi e che più volte ho spiegato come funziona. Francamente non vedo alternative. Alle prossime elezioni faranno di nuovo il pieno dei voti e tutti vivranno felici e contenti.

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