Amministrazione vs CxC: il commento di Luciano Quarati

Commerciante in Via Buozzi, a Campiglia, Luciano Quarati interviene nella polemica suscitata dalle proposte del Comitato per ridare vita al cuore di Campiglia:
Visto che, come ho già detto in un mio precedente intervento sulla questione, io mi sento parte in causa perchè commerciante che esercita proprio nel dibattuto centro storico di Campiglia, vorrei fare delle considerazioni a proposito della querelle tra il Comitato per Campiglia e l’amministrazione comunale.
Non credo di sbagliare se dico che il Comitato si è preso la briga e di certo l’onere di fare sue e di rendere più approfondite e più chiare le proposte che sono venute dai cittadini.
Io insisto nel dire che non avendo la preparazione tecnico/storica necessaria non mi sento in grado di giudicarle tutte, ma so per certo che tutte meriterebbero almeno di essere discusse. Questo perché è così che si fa in democrazia, specialmente quando i problemi e gli eventuali metodi per risolverli riguardano persone normali, vicine anche logisticamente e che sono i referenti naturali delle varie amministrazioni.
La politica ed i suoi amministratori non possono rinchiudersi in torri d’avorio dalle quali decidere e pontificare e se questo è uno sbaglio a livello nazionale lo è ancora di più quando si parla di piccole realtà locali come la nostra.
Certo, le proposte fatte sono molte, alcune saranno anche di difficile realizzazione, ma so per esperienza diretta che è collaborando e non chiudendosi che si possono ottenere risultati talvolta persino inaspettati.
Certo, la cosa deve essere reciproca, non conviene a nessuno arroccarsi sulle proprie convinzioni, ma non mi pare che il Comitato si voglia, come è stato sostenuto, sostituire all’amministrazione e prendere decisioni in vece sua. Un comitato di cittadini credo che abbia come unico scopo quello di fare da portavoce, da amplificatore, prendendo le parti di chi, altrimenti farebbe fatica a farsi sentire.
Vorrei concludere questo mio intervento facendo un cenno all’articolo apparso sul Tirreno in questi giorni a firma Guido Fiorini.
L’articolo ha una sua logica e in certi punti può anche essere condivisibile, le difficoltà di sviluppo del nostro territorio sono molte e certamente difficili da risolvere ma la supponenza con cui si afferma che c’è chi certe domande non se le pone mi pare fuori luogo.
Secondo me sono i fatti stessi a smentirlo clamorosamente, mi pare infatti che le persone a cui si riferisce il giornalista (anche se non ne fa il nome) di domande se ne pongano anche troppe e se lo fanno al riparo delle loro rendite o pensioni bisognerebbe rendergliene merito visto che nessuno li obbliga e che agiscono in maniera del tutto disinteressata.
Simpatico anche il riferimento alla filosofia fatta nei salotti sorseggiando del the, ma in questo caso forse andrebbe ringraziato perchè a me ha fatto venire a mente i salotti letterari della Francia del, mi pare, settecento, che vantavano tra i propri conversatori Diderot, Voltaire, Montesquieu e Rousseau, scusate se è poco.
Luciano Quarati