Agosto 2007 – Agosto 2012 : cinque anni di dibattiti sulle cave di Campiglia
Dopo che la Regione Toscana ha consentito il prolungamento della concessione per le cave di Montorsi e Botro ai Marmi nel territorio di Campiglia Marittima, il dibattito sul problema delle cave e miniere nel campigliese ha ripreso vigore.
Il Comitato per Campiglia vuole dare un contributo con un documento allegato (*) che riassume documenti e articoli apparsi sulla stampa tra l’agosto del 2007 e l’agosto del 2012.
Da questo lavoro di sintesi emerge in maniera chiara la posizione presa dai vari attori in questo fondamentale aspetto della realtà del campigliese e della val di Cornia.
Innanzi tutto si vede che il Comitato per Campiglia fino dalla sua fondazione nel 2007 solleva il problema cave, ormai non più miniere dagli anni ’70, e lo riconosce come uno dei principali aspetti irrisolti del territorio in quanto causa del degrado ambientale e paesaggistico presente e freno per lo sviluppo di altre attività lavorative. Il Comitato è anche il primo a sollevare il problema della ricollocazione delle maestranze in vista della scadenza delle concessioni.
Nel processo di informazione che il Comitato metterà a punto emergono alcune date e alcuni atti significativi intorno ai quali ruoterà tutta la storia:
Nel 1997 il Comune permette la vendita del materiale della Cava di Monte Calvi non solo alla Lucchini ma a chiunque, determinando un incremento vertiginoso del materiale scavato.
Il 6 Agosto 2002 un atto dirigenziale del Comune di Campiglia permette di spostare la data di scadenza della concessione della cava di Monte Calvi al 2018 e di quasi raddoppiare il volume di scavo.
Il 30 ottobre 2002 il Comune insieme al Circondario della Val di Cornia, alla Provincia e alla Regione firma un protocollo di intesa che impegna tutti a non concedere proroghe e aumenti di volume di scavo.
Nel 2006 viene approvato il Piano Strutturale d’area dove “in generale si rinnova l’obiettivo strategico, pur in presenza di un quadro programmatico sovraordinato ancora in divenire, di non consentire nuove occupazioni di suolo al di fuori dei vigenti piani di coltivazione ma di andare verso il naturale esaurimento dei giacimenti autorizzati di Monte Calvi e Monte Valerio. Obiettivo specifico del P.S. é migliorare la convivenza tra il parco di San Silvestro e le attività estrattive esistenti…Per quanto attiene alle concessioni minerarie, riconosciuta l’esclusiva competenza della Regione Toscana in argomento, si rinnova l’obiettivo specifico di non ammettere nuove concessioni minerarie, siano esse di ricerca o di sfruttamento.”
Il 4 Febbraio 2008 il Comune di Piombino approva un ordine del giorno con la firma anche del sindaco di Campiglia, in cui si stabilisce di non concedere proroghe alle concessioni, di non permettere aumento di scavi, di cercare di ridurre le escavazioni a Monte Calvi. Il Sindaco Anselmi ricorda che l’approvvigionamento delle acciaierie non può essere un problema da risolvere solo localmente, ma a livello regionale e nazionale.
Di fronte a questo primo sasso gettato nello stagno dal Comitato vediamo che i ruoli e i comportamenti che verranno assunti resteranno immutati fino al 2011 (anno in cui le società proprietarie chiederanno formalmente il prolungamento delle concessioni di Botro ai marmi e Montorsi in scadenza nel 2012) a dispetto di tutti gli incontri pubblici, informazioni, lettere che il Comitato farà.
L’Amministrazione comunale non risponderà mai ai quesiti specifici posti né darà mai i chiarimenti puntuali richiesti, limitandosi ad alcune affermazioni che verranno ripetute all’infinito: il Comitato offende il Sindaco e non ha rispetto del Consiglio Comunale, con il Comitato non ci si confronta se non nelle sedi istituzionali ( per altro chiuse al Comitato), il Comitato non ha rispetto dei lavoratori, non si ammetterà alcun prolungamento delle concessioni, l’estrazione e la rinaturalizzazione rispettano i Piani di coltivazione. Solo nel 2011, dopo l’avvenuta richiesta di proroga della concessione di Montorsi e Botro ai Marmi, il Comune assumerà una posizione negativa alla richiesta facendo riferimento ai documenti già citati e in nome della tutela ambientale.
Il PD si farà sempre carico di accusare il Comitato di attacchi strumentali, di non rispettare i lavoratori, e sempre sosterrà la validità del modello di sviluppo che vede convivere agricoltura e cementificazione, cave e parchi, benchè Francovich, Settis e altri studiosi ribadissero l’impossibilità anche scientifica della loro convivenza, insomma tutto e il contrario di tutto. Il PD sosterrà in varie occasioni, salvo poi ritrarre, la opportunità di prorogare le concessioni fino ad estrazione totale del materiale previsto e di mantenere la fornitura di calare per le acciaierie. Il PD poi non mancherà in ogni occasione di accusare alcuni (senza nominarli mai) di essere voltagabbana. Dopo la richiesta nel 2011 di prorogare le estrazioni e Montorsi e Botro ai Marmi il PD assumerà la linea dell’Amministrazione.
Il PS sarà il paladino della ipotesi di mantenere l’estrazione fino a completamento dei volumi ammessi e oltre per rispondere alle esigenze delle acciaierie. Accuserà il Comitato di non rispettare i lavoratori, di attacchi strumentali, darà pieno appoggio al sindaco Velo, si dichiarerà sempre soddisfatto dei dati forniti (quando mai !!) dal sindaco. Unica nota stonata un gruppo di iscritti che sconfessa queste affermazioni sostenendo che se avessero saputo delle scelte del 1997 e del 2002 si sarebbero opposti.
Confindustria sosterrà le ragioni di chi vuole mantenere aperte le cave per salvare il lavoro, perchè le proprietà investono per la sicurezza e per l’ottimizzazione del ciclo produttivo, perché c’é la piena disponibilità a cedere l’Etruscan Mines al Comune. Accusa il Comitato di attacchi strumentali.
Sinistra democratica e Rifondazione comunista chiederanno in più occasioni la necessità di creare un tavolo tra istituzioni per affrontare fin da subito il problema della ricollocazione delle maestranze, ipotizzeranno un uso finalizzato solo alla necessità delle acciaierie, dichiareranno impensabile un prolungamento delle concessioni.
Comune dei Cittadini, lista civica di opposizione è l’unica che risponderà direttamente alle denunce del Comitato e presenterà in Consiglio Comunale interrogazioni e mozioni sul rispetto delle convenzioni e sui ritardi con i quali vengono affrontati i problemi delle rinaturalizzazioni, delle scadenze delle concessioni e dei problemi di ricollocazione delle maestranze.
Udc chiede ai partiti di riconoscere gli errori fatti, chiede un tavolo di confronto sul problema lavoro, chiede ai proprietari di farsi carico oltre che dei vantaggi economici, dell’onere della ricollocazione degli operai.
Forza Italia prima Pdl dopo, chiedono anche in sede provinciali dati sulla situazione e chiedono l’istituzione di un tavolo di concertazione per affrontare fin da subito il problema dell’occupazione.
I Sindacati accusano il Comitato di volere chiudere le cave e togliere lavoro agli operai, di essere degli ambientalisti fondamentalisti, propongono di fare del Campigliese un distretto estrattivo come Massa Carrara, lamentano che non si costruisca più nulla, approvano la richiesta di proroga della concessione di Montorsi e Botro ai Marmi. La CGIL ultimamente mostra una qualche apertura a sedersi ad un tavolo dove trattare della scadenza delle concessioni purché ai lavoratori venga garantito uguale trattamento salariare e di diritti. Anche per i Sindacati le accuse del Comitato sono strumentali e ribatte accusando alcuni (mai nominati) di essere dei voltagabbana.
Legambiente partecipa attivamente alla ricerca dei dati, accusa il Comune di volerli nascondere, partecipa alla realizzazione di alcuni momenti di incontro e informazione, esclude ipotesi di proroghe, chiede la formazione di un tavolo comune per affrontare fin da subito il problema dei lavoratori delle cave.
La proprietà non si esprimerà direttamente in alcuna occasione salvo la dichiarazione della SALES che in previsione della chiusura della cava di Botro ai Marmi, dichiarerà la impossibilità di mantenere i lavoratori lì impiegati e ne annuncia il possibile licenziamento.
La Regione dopo avere sottoscritto un protocollo di intesa nel 2002, dopo avere approvato un piano strutturale nel 2006, se ne frega bellamente dell’ambiente, dei pareri negativi del Comune, delle forze politiche e delle associazioni e permette di fatto una nuova concessione a Montorsi e Botro ai Marmi (anche se la chiamano proroga) visto che ne modifica sostanzialmente tempi e volumi di scavo.
La Soprintendenza archeologica e quella ai monumenti, dimostrando una olimpica indifferenza o impotenza, non risponderanno mai o, se lo faranno, in maniera incompiuta, alle segnalazioni del Comitato sui rischi del patrimonio di San Silvestro, delle aree archeologiche a Monte Valerio, delle Etruscan Mines e delle aree di Madonna di Fucinaia.
In conclusione malgrado le sollecitazioni rivolte da più parti al Comune di farsi promotore di un processo in grado di affrontare il problema della ricollocazione della mano d’opera, nulla è stato fatto tanto da giungere alla chiusura di Montorsi e Botro ai Marmi sotto un ricatto occupazionale che il Comitato aveva paventato fino dal 2007. A questo punto e dopo una debacle così macroscopica si capiranno le effettive intenzioni del Comune per quanto riguarda Monte Calvi e Monte Valerio, al di là delle chiacchiere e buoni propositi, se questo si attiverà fin da subito senza aspettare di arrivare al 2018 e 2020 con ricatti occupazionali ancora più massicci.
Per concludere citiamo le parole contenute nella stessa recente relazione dell’Amministrazione di Campiglia: “Il grande contributo che questo territorio ha dato in ambito estrattivo ci pone di fronte ad uno scenario paesaggistico seriamente compromesso che ci impedisce di considerare la possibilità di permettere ulteriori escavazioni.” e ancora “A Campiglia nel 2009 si sono estratti 770.000 mc di materiale su un totale di 1.500.000 mc relativi a tutta la Toscana. Il sacrificio paesaggistico-ambientale dell’ambito di Campiglia-San Vincenzo risulta evidente e necessita di una seria riflessione . I lenti ripristini, che fanno vedere faticosamente alcuni risultati non riusciranno a rinverdire totalmente le nostre colline se non fra molti anni”.
Ma queste parole così diverse da quelle che per anni ci ha detto l’Amministrazione e i partiti di maggioranza, portano anche un’altra domanda : se Campiglia produce il 50% del materiale inerte di tutta la Toscana perché il Comune dal 2000 (prima data in cui fu fissato il contributo ai comuni) non è mai riuscito a fare pesare la sua posizione dominante per ottenere che il contributo previsto dalla legge 78/98 (che prevede un contributo al massimo del 10% del valore medio di mercato) fosse rivisto rispetto a quella elemosina ammontante al solo 1,5% del valore medio di mercato che i proprietari di cave danno oggi ai cittadini di Campiglia per potergli distruggere il paesaggio ?? Se i sindaci di Campiglia che si sono succeduti in questi ultimi 12 anni, avessero fatto o almeno cercato seriamente di fare qualcosa in tal senso, rischiando anche di doversi dimettere, forse oggi il Comune avrebbe incassato milioni di euro in più con i quali avrebbe potuto evitare cessioni di immobili, IMU salate, e con i quali promuovere la realizzazioni di attività in grado di assorbire le maestranze non arrivate alla pensione al momento della decadenza delle concessioni.
E da oggi al 2018 e al 2020 cosa intende fare in tal senso l’amministrazione pubblica ??
Campiglia Marittima 09-09-2012
Comitato per Campiglia
Alberto Primi
(*) Allegato:
Agosto 2007 – Agosto 2012 : cinque anni di dibattiti sulle cave di Campiglia CRONOLOGIA
Sulla stampa:
CAMPIGLIA IL COMITATO CITTADINO PARLA DI 770MILA MC ESTRATTI, METÀ DI TUTTA LA TOSCANA
«Cave, il danno e anche la beffa»
«Il contributo al Comune è di solo l’1,5%, la legge prevede fino al 10»
CINQUE anni di dibattiti sulle cave di Campiglia, prese di posizioni e tante domande. Il Comitato di Campiglia punta il dito contro il Comune e i partiti di maggioranza invocando la richiesta di un aumento del contributo sulle estrazioni, che i proprietari di cave danno oggi ai cittadini di Campiglia, fermo all’1,5%. «Dopo che la Regione Toscana ha consentito il prolungamento della concessione per le cave di Montorsi e Botro ai Marmi, il dibattito ha ripreso vigore – incalza il presidente Alberto Primi – il Comitato per Campiglia fino dalla sua fondazione nel 2007 solleva il problema cave, e lo riconosce come uno dei principali aspetti irrisolti del territorio in quanto causa del degrado ambientale e paesaggistico presente e freno per lo sviluppo di altre attività lavorative».
IL PRESIDENTE ripercorre la storia delle cave partendo dal 1997, anno in cui «il Comune permette la vendita del materiale della Cava di Monte Calvi non solo alla Lucchini ma a chiunque, determinando un incremento vertiginoso del materiale scavato». Ricorda poi l’ordine del giorno approvato il 4 febbraio 2008 dal Comune di Piombino, con la firma anche del sindaco di Campiglia, in cui si stabilisce di «non concedere proroghe alle concessioni a Monte Calvi. I ruoli e i comportamenti che verranno assunti negli anni – spiega Primi – resteranno immutati fino al 2011 (anno in cui le società proprietarie chiederanno formalmente il prolungamento delle concessioni di Botro ai marmi e Montorsi in scadenza nel 2012) a dispetto di tutti gli incontri pubblici, informazioni, lettere che il Comitato farà. Solo nel 2011, dopo l’avvenuta richiesta di proroga della concessione di Montorsi e Botro ai Marmi, il Comune assumerà una posizione negativa alla richiesta».
«MALGRADO le sollecitazioni rivolte da più parti al Comune di farsi promotore di un processo in grado di affrontare il problema della ricollocazione della mano d’opera, nulla è stato fatto tanto da giungere alla chiusura di Montorsi e Botro ai Marmi sotto un ricatto occupazionale che il Comitato aveva paventato fino dal 2007. A questo punto e dopo una debacle così macroscopica si capiranno le effettive intenzioni del Comune per quanto riguarda Monte Calvi e Monte Valerio, al di là delle chiacchiere e buoni propositi, se questo si attiverà fin da subito senza aspettare di arrivare al 2018 e 2020 con ricatti occupazionali ancora più massicci». In virtù poi dei numeri evidenziati dal comune nella relazione che dava parere negativo alle proroghe («A Campiglia nel 2009 si sono estratti 770.000 mc di materiale su un totale di 1.500.000 mc relativi a tutta la Toscana») il Comitato si chiede perché “«e Campiglia produce il 50% del materiale inerte di tutta la Toscana il Comune dal 2000 (prima data in cui fu fissato il contributo ai Comuni) non è mai riuscito a fare pesare la sua posizione dominante per ottenere che il contributo previsto dalla legge 78/98 (che prevede un contributo al massimo del 10% del valore medio di mercato) fosse rivisto rispetto a quella elemosina ammontante al solo 1,5% del valore medio di mercato che i proprietari di cave danno oggi ai cittadini di Campiglia?»
La Nazione 11.9.2012