“Pianificare un intelligente e consapevole allestimento del parco termale”

Ancora da Gianluca Camerini,  sulla sua pagina Facebook, una lezione di storia e archeologia su le Terme di Venturina e un confronto con il presente:

La prima cosa da fare prima di mettere mano a un parco termale è uno studio serio e approfondito del territorio e delle sue caratteristiche fisiche, storiche e culturali. Si sarebbe capito che ci troviamo in un uno dei siti più frequentati, in ogni epoca, di tutta la Val di Cornia. Ci sono prove archeologiche che dimostrano l’ininterrotta presenza dell’uomo a partire dalla preistoria. Due epoche, più delle altre, hanno segnato la storia del luogo: l’età romana (duemila anni fa) e il periodo che va dal Cinquecento alla fine dell’Ottocento.

In epoca romana l’elemento strada assume quel carattere preponderante che ancora oggi riveste nella zona termale, un elemento ambivalente, che localmente divide in due (i caldanesi distinguevano “Caldana di sopra” da “Caldana di sotto”) ma che al tempo stesso unisce con il resto del mondo. Quindi un limite ma anche una risorsa.

La strada romana non corrispondeva all’attuale tracciato ma passava una decina di metri più a monte. Nei pressi di villa Burci (oggi proprietà Berrighi) si trovava un edificio di una certa importanza, probabilmente una villa signorile, il cui proprietario poteva disporre di risorse non comuni, come appunto le sorgenti di acqua calda, sfruttate certamente per usi domestici e verosimilmente anche industriali (un mulino posto in prossimità dell’attuale Calidario).

venturina-mausoleo2Il mausoleo di Caldana, erroneamente attribuito da Enrico Lombardi a Caius Trebatius, dovette essere il monumento funebre proprio di uno dei membri della famiglia romana proprietaria della villa, della quale non conosciamo il nome.

Altre evenienze archeologiche indicano che, dall’altra parte della strada rispetto alla villa romana, doveva sorgere un villaggio di case. Dopo un periodo di relativo abbandono, con conseguente sconvolgimento idrogeologico dell’area, nel Cinquecento i Medici dettero la svolta definitiva, prima essiccando il lago che si era formato nel medioevo e poi utilizzando i terreni strappati alle acque per impiantare una fattoria dove si allevavano cavalli di razza e costruendo un’industria per la lavorazione del ferro sulle acque del Bottaccio (Calidario). È in questo frangente che si costruiscono diversi nuovi edifici, ancora oggi esistenti nella zona termale.

Queste strutture avrebbero dovuto costituire i punti di riferimento fondamentali sui quali pianificare un intelligente e consapevole allestimento del parco termale. In che modo?

Per prima cosa, l’ampliamento del primitivo stabilimento termale avrebbe dovuto rispettare le architetture originali o adottarne altre ancora più gradevoli e confacenti alla tradizione dello stile toscano. Le terme si sono infatti sviluppate intorno ad un piccolo edificio costruito nel 1883 (sopra all’antica vasca dove da sempre gli abitanti del luogo si immergevano) che costituisce ancora il nucleo centrale dello stabilimento. La struttura, pur nella sua modestia, è composta da stanzette con gli originali soffitti a volticciole di mattoncini rossi.

Hotel delle TermeGli edifici costruiti in seguito, in tempi diversi, hanno invece stravolto le architetture esistenti, con soluzioni via via sempre più estemporanee, fino ad arrivare alla recente costruzione dell’hotel delle Terme, che più che un albergo sembra un’astronave aliena atterrata sul prato della piscina.

Sarebbe stato utile anche un collegamento tra la struttura alberghiera e i locali dove si effettuano le cure (che invece sono separati) per permettere ai bagnanti di passare dall’uno all’altro edificio, con ogni clima, senza dover uscire all’aria aperta, magari accaldati dopo un fango o una seduta di aerosolterapia.

A proposito di strutture alberghiere, va invece segnalata l’intelligente opera di recupero architettonico compiuta dai proprietari dell’altro albergo, quello che si trova dietro allo stabilimento termale, che hanno saputo conciliare sviluppo e tradizione in modo egregio, a dimostrazione del fatto che quando esistono sensibilità e volontà di valorizzare la storia di un luogo e di un edificio lo si può fare. Quella era una delle casette usate dai “pulledrai”, gli addetti ai cavalli della fattoria granducale, e le sue stalle (oggi salone al piano terra dell’albergo) conservano ancora le meravigliose colonne e volte cinquecentesche originali e in uno dei muri del giardino uno stemma della famiglia Medici graffito nell’intonaco nel 1619.

Un’altra casetta come quella, con altra bellissima stalla (spero ancora esistente), situata poco più a sud e conosciuta dai venturinesi col nome di podere del Pistolesi, si trova oggi nascosta alla vista e quasi affogata dalle costruzioni moderne che la circondano.

Residence la PulledraiaAltro edificio che avrebbe senz’altro meritato una diversa valorizzazione è l’ex mulino Barani (attuale Residence la Pulledraia) che, coinvolgendo adeguatamente i proprietari, sarebbe stato un luogo ideale per organizzare attività turistico-didattiche e museali, sull’uso industriale delle acque (mulini, ferriera, ecc.) e sulle antiche razze equine, magari sotto la direzione di Alessandro Benedettini, uno dei più grandi esperti di storia equina e nostro concittadino.

Venturina fontanaMa il grande assente del parco termale è paradossalmente l’acqua. In particolare nell’area dello stabilimento delle Terme avrebbero dovuto esserci grandi fontane con cascate, zampilli e giochi d’acqua, visibili dalla strada, che avrebbero attirato l’attenzione dei viaggiatori, indicando la presenza delle terme in modo molto più gradevole ed esplicito di qualsiasi insegna. E invece? Una vaschetta rivestita di mattonelline da doccia, affiancata da colonne posticce che sembrano quasi una beffa se si pensa che, poco più in là, le vere colonne romane giacciono sotto una colata di cemento.

CalidarioLa situazione del Calidario invece è diversa, perché i proprietari hanno intelligentemente restaurato gli edifici esistenti (ex cartiera e case) in una zona, senz’altro di per sé più suggestiva, impreziosita dalla presenza della chiesina seicentesca di Santa Lucia.

Venturina Terme GooglePer quanto riguarda la viabilità, la tanto decantata (e deserta) nuova strada che unisce via dei Molini all’Aurelia, passando a monte delle Terme e ricalcando un’antica via preesistente, per quanto utile al pari di qualsiasi altra strada, non sembra aver apportato un determinante o quantomeno significativo miglioramento all’assetto generale dell’area termale, essendo priva di collegamenti diretti sia con le Terme che con il Calidario.

Ci sarebbero tante altre osservazioni da fare, in parte già accennate in precedenza, sulla mancanza di luoghi e strutture pubbliche per i cittadini e per i turisti che vogliono trascorrere piacevolmente il loro tempo durante il soggiorno, come avviene in tutte le stazioni termali degne di questo nome. Altrimenti al turista dopo che si è asciugato cosa offriamo? Gli diamo un kit contenente un flacone di Autan e un sacchetto di granturco e lo mandiamo ai laghetti a dare da mangiare alle papere?

Gianluca Camerini
(Tratto da Facebook)

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