« Ora si trovino i soldi per le bonifiche »

Legambiente va all’attacco: individuati i responsabili, è il momento di iniziare a eliminare i cumuli di veleni.

Cumuli di rifiuti, bonifiche, anche le cave: dopo il convegno del primo luglio scorso, che ha affrontato questi temi connessi fra loro, Adriano Bruschi, presidente Legambiente Val di Cornia e Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana, hanno scritto una lettera aperta alla sottosegretaria all’Ambiente Silvia Velo, all’assessora all’Ambiente della Regione, Federica Fratoni, all’assessore alle infrastrutture della Regione, Vincenzo Ceccarelli, al sindaco di Piombino Massimo Giuliani, all’assessore all’Ambiente di Piombino Marco Chiarei e al sindaco di Campiglia Rossana Soffritti.

In sostanza Legambiente chiede se, dopo tante parole, se ne sono spese fiumi in vent’anni, adesso siamo finalmente a qualcosa di concreto. Tradotto: ci sono i soldi per bonificare Piombino? Questo avviene dopo che la Regione, ne abbiamo scritto qualche giorno fa, ha chiuso l’indagine per individuare le responsabilità almeno dell’area Li53, la discarica di veleni adiacente a quella in funzione. Sono Fintecna ed ex Lucchini a doverne rispondere e la procedura è stata fatta proprio per andare a un’eventuale richiesta danni.

Al momento, però, centinaia di ettari di territorio, e la falda sottostante, sono pesantemente inquinati, peraltro in un clima di sostanziale indifferenza da parte dei cittadini: «Quella roba c’è sempre stata» si dice in città, come se il vento e l’acqua non portassero quei veleni nelle case di tutti.

Ecco che Bruschi e Ferruzza pongono una serie di domande, al momento senza risposta. «Argomento 1 cumuli – scrivono. Dalla relazione introduttiva del convegno: “Ora occorre ripartire proprio dal risanamento come fattore di rilancio economico, risanare le aree industriali e il distretto estrattivo delle colline campigliesi. Un risanamento delle aree industriali è fondamentale per favorire l’insediamento di nuove imprese in’un’area così vicina al porto e con enormi potenzialità se dotata di infrastrutture, ma può dare anche una risposta di occupazione immediata a persone che hanno perso il lavoro in questi ultimi anni.

Per iniziare il risanamento occorre trovare quanto prima quantomeno i soldi per togliere i cumuli stoccati in modo incontrollato nell’area, altrimenti non si può fare neanche il percorso di messa in sicurezza”. Recita infatti l’ Accordo di Programma “Disciplina degli interventi per la riqualificazione e la riconversione del polo industriale di Piombino” del 2014: “si evidenzia che la rimozione dei cumuli di materiali/rifiuti presenti sia sulle aree private che su quelle in concessione condiziona l’attuazione e l’efficacia delle attività di messa in sicurezza.

Pertanto, si ritiene necessario e prioritario concordare con il soggetto privato un programma di rimozione dei cumuli in modo da poter disporre effettivamente delle aree per gli interventi di messa in sicurezza”. Vediamo quindi come positivo il decreto dirigenziale della Regione che ha individuato i soggetti responsabile della contaminazione, ma ancora non capiamo da dove devono venire i fondi per intervenire in danno e soprattutto quali saranno i tempi».

«Chiediamo quindi quale percorso istituzionale si vuole seguire e soprattutto quali saranno i tempi che si possono prevedere per rendere disponibili i soldi, attivare appalti e arrivare all’obiettivo dell’asportazione di questi materiali».

«Argomento 2 bonifiche. Dalla relazione introduttiva: “La relazione Arpat parla di impermeabilizzazione delle aree, successivamente all’asportazione degli hot spot nei suoli (il cui intervento è a carico del privato incolpevole). Al momento non ci sono decisioni a riguardo. Questo risanamento non può essere una cosa superficiale, ma deve adottare le migliori tecniche suggerite anche dai rapporti Arpat. È fondamentale se si vuole utilizzare queste aree per creare posti di lavoro e iter veloci per l’insediamento di aziende. Ed è in forte contraddizione la proposta Aferpi di una generica tombatura delle aree”. chiediamo quindi quali siano le indicazioni e gli indirizzi in discussione alla conferenza di servizio sulle modalità per effettuare le bonifiche».

«Argomento 3 cave. Dalla relazione introduttiva: “Il risanamento è fatto di tante cose collegate fra di loro come il riciclo dei rifiuti industriali per prodotti in sostituzione dei materiali di cava, per questo necessita che le autorizzazioni all’attività estrattiva, le regolamentazioni e le tariffe regionali, siano in correlazione con il riciclo dei materiali che possono sostituire gli inerti naturali (non è questo il caso del microcristallino, materiale indispensabile per l’industria toscana che non può essere sostituito, ndr).

Innanzitutto serve una maggiore tassazione e la tassazione sia usata per favorire il riciclo. Poiché parte del contributo va nelle casse della Regione, questa provvederà come ha già fatto dal 2012 in poi, a inserire una voce nella finanziaria del 2017.

È questo quindi il momento di rivedere con la Regione tutti i criteri di quantificazione del contributo stesso. Se si percorrerà questa strada sarà bene tenere conto che la legge regionale 35/2015 continua a prevedere un contributo massimo di €/TN 4,20 che, riportato a metri cubi, porterebbe il contributo massimo ammissibile a €/mc.10,50 contro i ridicoli €/mc. 0,48 di oggi».

«Chiediamo quindi – concludono i due esponenti di Legambiente – quali siano le intenzioni e le future direttive della Regione Toscana, di concerto con il Comune di Campiglia Marittima. di agire sui piani estrattivi e sulle tariffe per favorire il riciclo».

Guido Fiorini – Il Tirreno 13.7.2016