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“Le decisioni che passano dai piani alti” (Sandra Scarpellini)

Scrive Sandra Scarpellini (Sindaca di Castagneto Carducci) a proposito del caso Il Romitorio:

Il lavoro risulta regolarmente svolto in conformità con le prescrizioni fornite dall’Unione dei Comuni delle Colline Metallifere alla quale sono affidate competenze sulla Forestazione e dunque anche sull’intervento in questione, a seguito del riordino delle funzioni delle Province. Questa amministrazione, appena ricevute le segnalazioni del caso, e non avendo alcuna comunicazione dell’intervento nemmeno per conoscenza, si è attivata per far effettuare un controllo nel bosco.

Dagli esiti delle verifiche fatte da chi di dovere il lavoro è effettuato in regola, rispettoso delle prescrizioni date dalla Regione, tramite l’Unione dei Comuni delle Colline metallifere. Abbiamo chiesto e avuto un incontro con l’Unione stessa per meglio comprendere la storia e abbiamo chiesto per iscritto di avere ritorno circa i risultati dei controlli effettuati, per avere contezza di ciò che accade nel nostro territorio.

Sulla reale capacità dei Comuni di governare il quadro complessivo del proprio territorio molto ci sarebbe da dire e da obiettare. È fuor di dubbio che l’impianto normativo legato alla pianificazione territoriale sia sbilanciato nell’avocare le decisioni a livello centrale e comunque a piani più alti rispetto a quello comunale. Se tale impostazione può apparire comprensibile per evitare possibili degenerazioni locali, non può essere condivisa se non trova mitigazioni che consentano agli enti locali di esprimere l’idea di territorio in cui credono e che intendono promuovere.

Se chiudo gli occhi oggi, avendo l’immagine attuale del mio territorio, e li riapro tra dieci anni rischio di rimanere molto male. Rischio che l’immagine che a quel punto avrò davanti sia molto distante da quella di dieci anni prima, senza che io abbia potuto contribuire in alcun modo a delineare l’idea di ambiente e di paesaggio che ho, che la mia Comunità ha e che vogliamo sostenere.

Non vale per tutto ovviamente, ma vale molto per aree di grande valore. La riapertura di siti di cava è per esempio una prerogativa del Piano provinciale delle cave, strumento che è sovraordinato rispetto nientemeno che al Piano strutturale comunale. Giusto? Forse, dato che esiste la possibilità di innescare un contraddittorio in fase di redazione delle osservazioni. Ma complicato e scivoloso sicuramente.

E veniamo al Romitorio. È un luogo straordinario, con specificità naturalistiche da preservare e tenere con grande attenzione, tanto da essere inserito in un sistema regionale di aree protette. Non si discute il legittimo interesse di chi è proprietario di parte di quel bosco a fare interventi di manutenzione. Il punto è un altro. Seppur privato, quel luogo ha una valenza di interesse per la collettività che deve essere tenuta in debito conto.

Allora, torniamo a quel sonno lungo dieci anni. Il rischio è che a suon di autorizzazioni per interventi parziali, assolutamente corretti ognuno preso per sé da un punto di vista normativo, si modifichi a tasselli un’area e un intero sistema paesaggistico un po’ per volta, perdendo di vista l’impianto complessivo. Al termine il mosaico potrà essere completamente diverso da quello primitivo e magari modificato per assolvere a funzioni differenti da quelle originarie.

Non è accettabile che un Comune non sia messo a conoscenza delle modifiche che attengono ad aree di pregio del proprio territorio; formalmente corretto perché aderente alla legge, ma scorretto in termini politici. La lodevole attenzione all’ambiente, se accompagnata da mancanza di corretta informazione degenera talvolta in supponenza e non può essere comunque giustificazione per accuse pressappochistiche, per gridare allo scandalo, paventare scorrettezze amministrative o peggio, senza aver la compiacenza di verificare gli atti e attendere i risultati delle segnalazioni effettuate. Le buone intenzioni non giustificano tutto ciò. Di questo passo l’involuzione culturale è conclamata. Se le istituzioni sono messe in condizioni di avere corretta informazione, possono poi darla a loro volta, interloquire con associazioni e cittadini e forse limitare questo processo.

Il Tirreno 30.7.2017