Asiu, scetticismo a Cinque stelle
Il M5s condivide gli intenti di Caramassi ma restano molti nodi: piano delle cave, Tap, impianto Cdr.
Mille le perplessità del Movimento 5 Stelle di Campiglia, di Piombino e del meetup storico di San Vincenzo sulla nuova strategia di rifiuti proposta dalla nuova gestione Caramassi e illustrata in consiglio comunale il 26 agosto scorso.
«Alcuni intenti li riteniamo condivisibili – premettono in una nota congiunta – aumentare la raccolta differenziata (a detta di Valerio Caramassi fino al 100%), ricordando che la media in Val di Cornia è del 33%, senza specificare modalità e tempi, e riciclare le scorie presenti nelle discariche ex Lucchini e usare materiale di riciclo, secondo il principio di prossimità, anziché scavare materiale vergine dalle colline di Campiglia.
Dobbiamo però far presente un passaggio del Piano delle attività estrattive provinciale datato 2014, non 20 anni fa: il piano registra il calo della produzione (in particolare di calcare nell’ultimo biennio, di cui però non fornisce i dati), ma non ne trae nessuna concreta indicazione programmatica. Nel prossimo decennio prevede una riduzione del 23% dei materiali da scavare (da 15,4 a 11,8 milioni di metri cubi), ma consente lo sfruttamento delle cave esistenti allungandone i tempi di coltivazione senza rispettare le scadenze stabilite dalle autorizzazioni comunali. Non è previsto nessun riutilizzo di materiali recuperabili, nonostante l’esistenza di enormi quantità di rifiuti industriali e di impianti pubblici per trattarli.
Solo auspici. Non si prende neppure in esame l’ipotesi di concentrare le produzioni in alcune cave e di avviare in altre processi di riduzione/riconversione per favorire altre attività, nuova occupazione e il miglioramento delle condizioni ambientali dei territori. Si prevede addirittura che nel territorio provinciale ci possano essere quattro cave in più.
Di fatto non si pianifica un bel nulla, se non il prolungamento fino al 2022 di tutto quello che è in atto». A Campiglia e a San Vincenzo, sottolineano, si potranno ancora scavare rispettivamente 10,6 milioni e 9,7 milioni metri cubi di calcare. E per le cave campigliesi si prevede il sostanziale mantenimento delle escavazioni antecedenti la crisi, senza considerare il fatto che le convenzioni del 2000 prevedono la cessazione delle escavazioni nel 2018 per Monte Calvi e nel 2020 per Monte Valerio.
«Tre criticità permangono e non sono state chiarite in sede di consiglio comunale – proseguono – Il passaggio a Sei Toscana, per quanto scellerato dal nostro punto di vista, prevede ancora ombre sulle tempistiche e le modalità di impiego dei lavoratori Asiu.
Il cambio di nome di Tap in Rimateria Spa non deve essere un’operazione di facciata, ma un vero cambio di rotta dopo 20 anni di immobilismo e debiti. La situazione finanziaria è grave, 20,2 milioni di euro di debito non sono colmabili con nuove discariche. L’impianto Cdr non verrà messo in moto e non verranno dati i soldi indietro alla Comunità europea, costi quel che costi, fino ad arrivare al contenzioso. Ci chiediamo cosa ne sarà di quell’impianto inutile e anacronistico?».
Quindi, pur condividendo l’idea di fondo sulla massima differenziazione e riciclo di tutti i rifiuti, urbani e speciali «chiediamo a gran voce – concludono – di invertire la corsa verso il precipizio di un sistema di gestione dei rifiuti fallimentare contraddistinto da discariche, inceneritori, debiti, impianti pagati con i soldi dei cittadini e mai utilizzati, sprechi di denaro pubblico e andare verso un futuro a rifiuti zero, volto al massimo riciclo, riuso, riprogettazione dei materiali e riconversione dei vecchi impianti. La risorsa scarsa per prendere decisioni pubbliche è la stessa che scarseggia sempre: l’intelligenza umana».
(a.m.) Il Tirreno 7.9.2015