Appello per fermare l’enorme speculazione edilizia di Rimigliano

Nonostante la bocciatura da parte della Regione, l’amministrazione comunale può andare avanti e permettere la realizzazione di 180 seconde case, un albergo di 6mila mq, piscine e parcheggi. E pare intenzionata a seguire questa strada in tempi brevi. Questo causerà la demolizione di tre quarti del patrimonio edilizio esistente – risalente all’800 – trasformando i volumi degli annessi in dozzinali condomini sparsi nella Tenuta.

Tutto il piano è asservito unicamente agli interessi imprenditoriali. L’attività agricola e i progetti di tutela esistenti da 40 anni sono considerati un intralcio, anziché l’unica vera possibilità di garantire sviluppo, anche economico, fondato sull’unicità e l’identità del territorio.

E’ scandaloso rinunciare ad una simile opportunità (per tutta la Val di Cornia) per realizzare altre seconde case in un Comune già da tempo saturo di nuove costruzioni e case sfitte. Non sappiamo come, ancora oggi, si consideri l’attività edilizia come il solo modello di sviluppo possibile.

Al pari della Regione, anche noi nutriamo fortissimi dubbi sulla sostenibilità dell’intervento relativamente a risorse idriche, energetiche e smaltimento di acque reflue e rifiuti. La Regione, in 18 pagine di precise osservazioni, riprende molti degli argomenti presentati dal Comitato per Campiglia e dal Forum nello scorso gennaio. Ma l’opinione pubblica è venuta a conoscenza di tali osservazioni 2 mesi dopo la loro presentazione e solo grazie al lavoro della stampa. L’amministrazione era in evidente imbarazzo nel giustificare come il piano, costato 260mila euro alla cittadinanza, avesse tali e tante lacune da essere considerato dalla Regione un sistema di ‘scatole vuote’ e di ‘evidenti incoerenze’.

Quello che chiamiamo comunemente ‘Parco di Rimigliano’, in realtà non è mai stata (e non lo è tuttora) un’area protetta, nonostante il Comune si ostini a considerarla tale e nonostante i reiterati inviti della Regione a porre l’area sotto tutela e a cessare di affermare che già lo sia. La tutela è sì prevista dall’amministrazione, ma solo dopo gli interventi edilizi: un colpo all’intelligenza e alla sensibilità dei cittadini. Priva di tutele è anche la fascia a mare, e non è illogico pensare che la proprietà della Tenuta, in un prossimo futuro, possa avanzare pretese sulla spiaggia.

Con un simile piano si condanna a morte la Tenuta. Per renderla fruibile12 mesi l’anno, con un ruolo centrale nel turismo e nell’economia di tutto il nostro territorio, è necessario farne un parco agricolo con agriturismo diffuso, con conseguenti numerose opportunità di occupazione. Il piano è da rifare.

Il nostro appello è per la mobilitazione, ed è rivolto ai cittadini e alle forze sociali e politiche di tutta la Toscana che sentano il dovere civico e morale di impegnarsi in tal senso.

30 giugno 2011

Comitato per Campiglia
Comitato Giù le mani da Baratti
Legambiente Val di Cornia

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SULLA STAMPA:

Appello pubblicato su Corriere Etrusco 1.7.2011

SAN VINCENZO, LA PROTESTA
«Fermiamo la speculazione»
Il Comitato per Campiglia, Giù le mani da Baratti e Legambiente – Val di Cornia lanciano un appello «per fermare l’enorme speculazione edilizia di Rimigliano». Dicono: «Nonostante la bocciatura da parte della Regione, il Comune può andare avanti e permettere la realizzazione di 180 seconde case, un albergo di 6mila mq, piscine e parcheggi. E pare intenzionata a seguire questa strada in tempi brevi. Questo causerà la demolizione di tre quarti del patrimonio edilizio esistente, risalente all’800, trasformando i volumi degli annessi in dozzinali condomini sparsi nella Tenuta. Tutto il piano è asservito unicamente agli interessi imprenditoriali. L’attività agricola e i progetti di tutela esistenti da 40 anni sono considerati un intralcio, anziché l’unica vera possibilità di garantire sviluppo, anche economico, fondato sull’unicità e l’identità del territorio».

«E’ scandaloso — si afferma — rinunciare ad una simile opportunità (per tutta la Val di Cornia) per realizzare altre seconde case in un Comune già da tempo saturo di nuove costruzioni e case sfitte. Non sappiamo come, ancora oggi, si consideri l’attività edilizia come il solo modello di sviluppo possibile. Al pari della Regione, anche noi nutriamo fortissimi dubbi sulla sostenibilità dell’intervento relativamente a risorse idriche, energetiche e smaltimento di acque reflue e rifiuti. La Regione, in 18 pagine di precise osservazioni, riprende molti degli argomenti presentati dal Comitato per Campiglia e dal Forum nello scorso gennaio. Bisogna fermare tutto».
La Nazione 2.7.2011

«Piano per la tenuta di Rimigliano completamente da rifare»
Comitati e liste civiche convocano un’assemblea pubblica
Il Comitato per Campiglia, Giù le mani da Baratti e Legambiente lanciano un appello per fermare «la speculazione edilizia di Rimigliano». Un tema che sarà al centro di un’assemblea venerdì prossimo in piazza Unità d’Italia.
Iniziativa pubblica alla quale hanno già dato la loro adesione varie associazioni e liste civiche della zona.
«Nonostante la bocciatura da parte della Regione – sostiene una nota dei promotori – l’amministrazione comunale può andare avanti e permettere la realizzazione di 180 seconde case, un albergo di 6mila mq, piscine e parcheggi. Questo causerà la demolizione di tre quarti del patrimonio edilizio esistente, risalente all’800, trasformando i volumi degli annessi in condomini sparsi nella tenuta. L’attività agricola e i progetti di tutela esistenti – si legge ancora – sono considerati un intralcio, anziché l’unica vera possibilità di garantire sviluppo, anche economico».
«Al pari della Regione – prosegue la nota – anche noi nutriamo fortissimi dubbi sulla sostenibilità dell’intervento relativamente a risorse idriche, energetiche e smaltimento di acque reflue e rifiuti. La Regione, in 18 pagine di precise osservazioni, riprende molti degli argomenti presentati dal Comitato per Campiglia e dal Forum nello scorso gennaio. Ma l’opinione pubblica è venuta a conoscenza di tali osservazioni due mesi dopo la loro presentazione. L’amministrazione era in evidente imbarazzo nel giustificare come il piano, costato 260mila euro alla cittadinanza, avesse tali e tante lacune».
«Con un simile piano – conclude la nota – si condanna a morte la tenuta. Per renderla fruibile 12 mesi l’anno, con un ruolo centrale nel turismo e nell’economia di tutto il territorio, è necessario farne un parco agricolo con agriturismo diffuso, con conseguenti opportunità di occupazione. Il piano è da rifare».
Il Tirreno 3.7.2011

Greenreport 21.7.2011