Cornia sempre più in emergenza, falde a rischio per i fanghi
Cornia sorvegliato speciale, assediato da rischi ed emergenze crescenti. È il risultato del nuovo sopralluogo lungo il corso del fiume, nelle zone già danneggiate dalla presenza di impianti di frantumazione, tenuto sotto controllo ormai da lunghissimo tempo da Legambiente Val di Cornia. Stavolta ad accompagnare il responsabile di Legambiente, Adriano Bruschi un gruppo di cittadini. La “passeggiata” è partita a valle, rispetto all’impianto.
«Inquinamento, distruzione della vegetazione riparia – sottolinea Adriano Bruschi – la situazione è, purtroppo, notevolmente peggiorata». «Ci sono – dice Bruschi – evidenti sversamenti, più o meno accidentali, di liquami a sud, già a un chilometro e mezzo rispetto all’impianto di frantumazione e lavaggio. Proprio lì abbiamo constatato come i fanghi sono notevolmente aumentati, l’argilla si sta sempre più muovendo verso Suvereto». Peggio ancora, poi, a causa della poche recenti piogge…. «Da considerare – prosegue Adriano Bruschi – che, sostanzialmente, la vecchia cava risulta ormai quasi ferma; non ci sono segni di nuove escavazioni, ma c’è una così grande quantità di polvere e fango che risulta impressionante».
«Un simile stato delle cose può provocare, non solo, la morte biologica del fiume Cornia, ma anche, come più volte già denunciato, l’impermeabilizzazione del fondale, tanto da impedire alle acque di penetrare nella falda». Dunque Legambiente in difesa delle falde acquifere dell’intera Val di Cornia. «Proprio la parte a valle – ricorda Adriano Bruschi – risulta essere l’unica da dove il fiume rifornisce di acqua le falde…».
Interviene – in proposito – Mario Gottini, nel gruppo delle persone con Bruschi sul Cornia «se viene impermeabilizzata quell’area – sottolinea – di fatto si estremizzano i problemi legati alla qualità stessa dell’acqua che arriva nelle nostre case; cresce il cuneo salino, la presenza di arsenico e boro. Solo in questo tratto l’acqua è pura». «Venendo meno questo apporto – conferma Bruschi – finiscono in falda affluenti laterali ricchi proprio di sostanze come boro e arsenico… perché acque termali.
Fino a pochi anni fa, ‘arsenico non esisteva in falda. Il problema è degli ultimi anni anche per il minor apporto di acqua piovana». La “perlustrazione” del gruppo è poi proseguita in località Forni, a Suvereto. «Qui il fiume Cornia – riprende Adriano Bruschi – emerge e forma una specie di laghi nelle aree delle ex cave. Si rivela come siano disponibili grandi quantità di acque di buona qualità, che potrebbero essere usate con pozzi non profondi, di superficie, per rifornire direttamente l’acquedotto».
(c.c.) Il Tirreno 30.9.2013
Ultimi commenti