Mille anni di storia emergono dagli scavi nel golfo di Baratti
Le giornate sembrano le più belle dell’estate. Baratti sfiora il pieno di bagnanti: molti restano tanto affascinati quanto colpiti dalla quantità di ossa visibili così vicino all’arenile. Soprattutto nello scavo vicino alla cappella di San Cerbone: a teli divelti sono affiorati centinaia di resti, a strati.
«E uno dei periodi migliori per gli archeologi – dice il presidente Parchi Val di Cornia, Luca Sbrilli – Nell’area Baratti Populonia sono al lavoro dieci università, con l’egida della Soprintendenza». Considerando la chiesa di San Cerbone “da spartiacque”: lato porto c’è l’indagine sull’archeologia funeraria di un insediamento medievale. Sul lato Casone, prima lo scavo alla Fontina, resti datati settimo secolo aC; poi l’altra escavazione, con reperti tardo romani. «In un centinaio di metri, mille anni di storia» commenta Sbrilli. E per tirare le somme di questo gran lavoro, Parchi sta studiando come organizzare, per ottobre, una giornata di studio al Castello in collaborazione con l’amministrazione.
Indagini a San Cerbone nuovo. Le segue, dal 2006, Fabio Redi, Archeologia medievale dell’Università dell’Aquila; diversi studi avevano evidenziato l’esigenza di spostare l’attenzione, da Populonia etrusca e romana, sulle vicende legate alla diffusione del Cristianesimo e a tutto il Medioevo. Ancora si cerca l’antica cattedrale di San Cerbone (V/VI secolo); si pensa di individuarne resti, una volta liberata l’area dalle sepolture. Si tratta di cristiani, a testimonianza di un terreno considerato sacro da sempre (ben prima c’erano gli etruschi). «Uomini, donne, bambini – spiegano gli archeologi – Importante solo la vicinanza col luogo di culto. Secondo il periodo dell’inumazione le tombe diventano più accurate». A dimostrazione che nel 1200 la vita a Baratti c’era tra scambi commerci e il pericolo longobardi, ben noto pure a San Cerbone.
Etruschi e romani a lavoro. Superata la chiesa ci si imbatte nelle altre due aree di scavo confinanti. Le ricerche sono cominciate nel 2002; fu il mare a “scoprire” muretti e forni per la cottura del minerale. Se ne occupano Andrea Camilli, della Soprintendenza, e Franco Cambi dell’università di Siena. Sulla duna è stata individuata un’industria del ferro poi forni, scorie di rame e, appunto, tombe. Nel primo Medioevo gli edifici sarebbero stati convertiti per salare il pesce. Un salto dalla nascita di Populonia e di Roma fino al primo Medioevo, in coincidenza con la morte di San Cerbone. Affascinante viaggio nella nostra memoria.
CECILIA CECCHI – Il Tirreno 14.9.2011
“pericolo longobardi” nel 1.200? Il Regno longobardo in Italia a quel tempo era già finito da più di quattro secoli!